In Italia, il percorso in tema di accesso aperto alle immagini dei beni culturali in pubblico dominio è ancora caratterizzato da una netta dualità di pensiero. Da una parte, i sostenitori di un sistema di controllo preventivo, volto altresì alla monetizzazione delle riproduzioni ad uso commerciale; dall’altra, la comunità Open GLAM, le associazioni degli istituti culturali, le associazioni degli organismi di ricerca e di istruzione e quelle rappresentanti la società civile che, invece, ritengono che l’adozione dei principi dell’Open Access “puro”, nel rispetto dei diritti d’autore, della persona e dei dati personali possa incentivare nuove modalità di fruizione e di creazione artistica, con un ritorno per gli istituti culturali in termini di rapporto con il pubblico.
Tale approccio consentirebbe la protezione del pubblico dominio nel campo delle arti visive e del patrimonio culturale, in linea con la normativa europea. Di contro, il Presidente del Comitato consultivo permanente per il diritto d’autore pro-tempore, organo consultivo del Ministero della cultura, ha in recenti occasioni pubbliche manifestato delle perplessità in relazione ai principi del libero riuso senza restrizioni, per motivi collegati evidentemente alla preoccupazione della perdita del potere di controllo sugli utilizzi dell’immagine (anche se, come deciso in una recente sentenza del Tribunale di Stoccarda, l’ambito territoriale in cui esercitarlo è solo l’Italia), non tenendo in considerazione però che il dato in accesso aperto e interoperabile con altri sistemi ad accesso aperto, consente in realtà di creare archivi digitali efficienti per la conservazione dei dati a lungo termine e facilita la tracciabilità delle condivisioni e dei riutilizzi.
Deborah De Angelis
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